Leggi, proposte o solo chiacchiere?Quando parliamo di piattaforme per l'e-democracy, bisogna chiarirsi di cosa stiamo parlando, e in particolare, sugli obbiettivi che si vuole perseguire. Vogliamo uno strumento che possa far emergere le idee dei cittadini? Vogliamo uno strumento per sviluppare proposte condivise? Vogliamo uno strumento che deliberi direttamente leggi dello Stato? Provo a creare una mia personale mappa per tracciare (a grandi linee) le tipologie di piattaforme per l'e-democracy. Caratteristiche sociali/politichePersonalmente ho individuato tre aspetti fondamentali che caratterizzano una piattaforma per l'e-democracy:
Partecipazione quantitativaQuesto aspetto riguarda la partecipazione numerica che la piattaforma rende possibile. Si và da 1 citttadino (il titolare della piattaforma) a tutta la popolazione mondiale (idealmente). Partecipazione qualitativoQuesto aspetto riguarda la qualità del contributo che i partecipanti alla piattaforma sono in grado di dare. Si và da uno spartano assenso/dissenso su un tema, a un'ecologia di strumenti che permetta di esprimere, integrare, elaborare le migliori idee di tutti i membri della piattaforma. Questo è senza dubbio l'aspetto più difficile da chiarire (e da realizzare). IstituzionalizzazioneQuesto aspetto riguarda quanto incidono le idee elaborate in piattaforma sulla reale politica del paese; ovvero quanto dell'elaborato è obbligato a diventare norma della cittadinanza. La questione ruota attorno al binomio consultivo-normativo. Collocazione sociale e istituzionaleTorniamo alle tre domande poste in precedenza, che rappresentano rozzamente tre concetti di piattaforma, che rispondono a tre obbiettivi differenti:
Ovviamente, in mezzo a questi paradigmi, c'è un un mare di varianti e di distinguo. In generale si và da uno strumento che sia di ausilio alle forme politiche tradizionali, fino all'istituzionalizzazione delle piattaforme elettroniche come organo legislativo statale. Un ventaglio di soluzioni possibili, che possono incidere più o meno profondamente nella struttura stessa del Diritto, della Costituzione, degli Organi Politici, della Giurisprudenza, della Politica, insomma... di tutto lo Stato. Le non-piattaformeVoglio innazitutto accennare a quelle che considero le non-piattaforme per l'e-democracy. Una problematica insidiosa perché spesso si evidenzia solo a posteriori. Una tipologia sono le piattaforme realizzate da forze politiche per scopo puramente propagandistico (della forza politica, non dei contenuti). L'attuale dibattito sull'e-democracy, e le relative aspettative da parte dei cittadini, possono portare alla creazione di piattaforme che di base nascono senza che i promotori abbiano reale intenzione di dare voce ai cittadini; piuttosto vengono esibite come una medaglia allo scopo di affermare una presunta democraticità della forza politica. Ancora più insidiosa è la "piattaforma dirigista": una piattaforma istituita allo scopo di instradare e controllare i simpatizzanti di una forza politica. Queste presentano spesso caratteri peculiari:
Nei due casi citati sostengo che l'e-democracy non c'entra (non centra nemmeno la democrazia). Piattaforme per la propaganda di proposte condiviseUn tipo di piattaforma è quella che ha come scopo quello di propagandare idee, sperando di trovare sostenitori per metterle in atto. In questo caso i proponenti hanno già una proposta pre-costituita, suppongono che sia ampliamente condivisa, e pertanto cercano un sistema per propagarla e raccogliere adesioni. Lo scopo finale è:
Gli esempi più noti sono le piattaforme per promuovere le petizioni online (es. Change.org), che possono vantare numerosi successi nella promozione e nella successiva attuazione delle iniziative promosse. Ma praticamente tutte le piattaforme social possono (se correttamente utilizzate) essere usate in tal senso. Queste piattaforme permettono una partecipazione quantitativa enorme, sia per l'enorme viralità che possono avere le iniziative (grazie alla diffusione dei social-network), sia perchè non è richiesto all'utente grande sforzo partecipativo: la proposta è già confezionata, deve solo assentire (partecipazione qualitativa molto bassa). Queste piattaforme non sono mai istituzionalizzate, agiscono facendo pressione sui referenti di potere. E' possibile fare un ben preciso parallelismo con uno strumento, questo sì istituzionale: il referendum. Piattaforme per lo sviluppo condiviso di nuove idee e proposteUn altro tipo di piattaforma è quella che ha come scopo quello di creare nuove idee e proposte, cercando negli utenti della stessa conoscenze, esperienze e intelligenza per svilupparle. In questo caso i proponenti possono avere già una proposta pre-costituita, ma anche no e quello che fanno è avviare un'iniziativa che parte dalla denuncia di un problema; a questo punto aspettano che la comunità possa suggerire soluzioni, e che con i contributi apportati si possa costruire una soluzione credibile al problema evidenziato. Anche quando viene già portata una soluzione pre-costituita questa, pubblicandola, viene messa al vaglio della comunità; la quale può esaminarla, criticarla o integrarla di elementi utili. L'approccio ad una soluzione è comunque implicitamente collaborativo. Lo scopo finale è:
"Condivisa" non significa quasi mai "unanime"; per cui, al termine del processo ci si ritrova in due tipi di situazioni:
Se lo scopo della piattaforma è semplicemente quello di proporre soluzioni al pubblico, la situazione potrebbe cristallizzarsi con la semplice presentazione delle soluzioni e delle relative percentuali d'appoggio. Ma se la comunità della piattaforma si ripropone di proporre concretamente la soluzione alla cittadinanza, a questo punto è necessario uscire dall'impasse : la piattaforma necessita di una fase deliberativa, che si concretizza con un processo di votazione per l'approvazione delle soluzioni (piattaforma deliberativa). Al termine di questa fase, solo la soluzione vincitrice (se ce ne è una) verrà promossa da tutta la comunità al resto della cittadinanza. Negli ultimi anni attorno a questo concetto di piattaforma si sono sviluppate molte proposte; Airesis è una di queste. Un altro esempio notissimo è Liquidfeedback. la struttura dell'iter di una proposta ha una rispondenza negli iter di legge in sede istituzionale. Esempi di piattaforme non-deliberative sono OpenDCN (con il solo strumento Problemi e Proposte) e Whitehouse2. In quest'ultime non si obbliga ad arrivare ad una proposta da portare all'attuazione, ma il sistema si incentra sul promuovere contributi e relative sintesi. Il processo ha la sua rispondenza nel concetto di wiki. Infine, c'é da dire che persino i blog e forum più evoluti ed accessoriati, possono (con le dovute precauzioni e limitazioni) essere usate come piattaforme per lo sviluppo di idee condivise. Tutte queste piattaforme permettono una partecipazione qualitativa fino ad oggi sconosciuta, ma hanno qualche problema di partecipazione quantitativa: innazittutto per i ben noti problemi di digital-divide, ma anche perché il loro profiquo uso necessita di un'educazione alla dialettica e alla condivisione d'idee a cui la maggioranza delle persone non è abituata. Finora queste piattaforme non sono mai state istituzionalizzate all'interno del corpus giuridico di un paese, ma comiciano a farsi strada all'interno di comunità più ristrette, come quello dei partiti politici. L'esempio più famoso è quello del Partito Pirata, che di fatto ha inserito Liquidfeedback come strumento deliberativo istituzionale del partito stesso. Piattaforme per la delibera di leggiForse l'obbiettivo utopico della e-democracy: una piattaforma che permetta la democrazia diretta e partecipata di tutti i cittadini alla cosa pubblica, dove ciò che è condiviso e deliberato sia legge nel paese. Per ora questo traguardo non è condiviso quasi da nessuno, ci sono ancora troppi problemi pratici e dubbi filosofici:
Ciononostante, anche in questo campo, qualcosa si muove, anche se non proprio nella direzione immaginata. E' noto che, sulla scia dell'esperienza del Partito Pirata Tedesco, il parlamento tedesco sta seriamente pensando di integrare nelle sue procedure una piattaforma deliberativa (parlamento elettronico). L'idea è vista come un ausilio al lavoro parlamentare, con lo scopo di semplificare, automatizzare e velocizzare l'iter delle leggi e dei decreti; gli utenti sarebbero esclusivamente i parlamentari. Si tratterebbe pertanto di una piattaforma che permette una partecipazione quantitativa bassissima (i parlamentari), una partecipazione qualitativa pari a quella dei parlamentari stessi, ma pienamente istituzionalizzata. Luca Z. - 23/05/13 Commenti (3) |