Google Votes, un tool e un esperimento di democrazia liquida all'interno di Google

Inviato da avatar Fiorella De Cindio il 11-09-2015 alle 13:10 Leggi/Nascondi
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Carlo Brancati (a cui devo un grazie) ha “invaso” ieri la mia Facebook timeline postando la notizia del progetto sperimentale di Google sulla democrazia liquida: Google Votes. Nel suo pezzo, Carlo linka il paper che descrive il progetto e un lungo video che lo illustra (del Marzo 2014, ma pubblicato a fine Giugno 2015). Sono corsa a leggere il primo, il secondo non l’ho ancora visto per intero (entrambi qui a fianco) Ma il progetto merita subito una segnalazione.

Per chi conosce un po’ LiquidFeedback e i suoi principi, Google Votes contiene molti concetti familiari: ci sono gli issues che vengono proposti dai partecipanti per cui possono essere proposte diverse options (le alternative initiatives di LQFB). I proponenti di issues ne identificano la  category (food, event) e possono raggrupparli in ballots, una aggregazione bottom-up invece della strutturazione top-down di LQFB in sections e areas. Ci sono diverse modalità di voto (yes/no, plurality, approval, score e ranked), le ultime due hanno due diversi metodi di conteggio dei risultati. Nel caso del voto “ranked” (cioè quando si ordinano le opzioni in ordine di preferenza) viene dichiarata, sulla base dell’esperienza fatta (tre anni), la preferenza di progetti di Google Votes per il metodo Schulze (quello di LQFB) rispetto a Borda.

C’è soprattutto, e con grande enfasi, la delega per categoria e revocabile come meccanismo che permette un mix tra democrazia diretta (voto diretto su ogni tema/issue) e democrazia rappresentativa (delega del voto a un rappresentante). Il voto è palese, sulla base della cosiddetta "Golden Rule of Liquid Democracy": If I give you my vote, I can see what you do with it. Il tutto embedded in Google+ che costituisce l’ambiente che fornisce le feature di autenticazione (forte perchè sincronizzata con il data base dei dipendenti Google), discussione, notifica e “delegation advertisement”, una feature non presente in LQFB che permette a chiunque di candidarsi come delegato (per sostenere una certa posizione), cioè di raccogliere deleghe (sempre revocabili).

Google Votes è da tre anni in uso all’interno della community dei Googlers come esperimento di decision-making distribuito. Saggiamente, è stato sperimentato su temi non critici, ma su cui c’è una notevole attenzione: in particolare nella categoria “food”, per migliorare le scelte del Google Food team su pasti e snack (quindi con impatto effettivo nella “real life”). L’articolo fornisce dati interessanti sulla sperimentazione, che confermano che c’è bisogno di tempo perché la delega prenda piede: sul totale dei voti espressi (87,000), quelli per delega sono il 3.6%, arrivando al 4.7% nel caso di maggior successo (in termini di numero totali di voti) che ha anche fornito un interessante caso di uso della delega: un Googler vegano ha pubblicizzato la sua competenza e ricevuto 14 deleghe. I dati nel complesso confermano che si tratta ancora una sperimentazione, ma una delle prime slide video annuncia qualche info “about public product at the end of the talk”; ma non sono (ancora) riuscita a trovare il punto in cui se ne parla.

Dalla lettura di questo articolo ho trovato conferma di alcune convinzioni maturate nelle esperienze che abbiamo fatto di sperimentazione di LQFB (colgo l’occasione per linkare l’articolo uscito da qualche mese che le descrive e analizza):

  • i concetti della democrazia liquida e il “motore” di LQFB sono molto interessanti per abilitare decision-making distribuito, che possa essere usato in nuove forme organizzative, sia business che politiche;
  • è saggio e necessario usare questi strumenti anzitutto all’interno di organizzazioni (come hanno fatto i Pirati e come ha fatto Google), meglio se su temi non critici per la vita dell’organizzazione stessa, per dar tempo di apprendere e prendere confidenza con i concetti e le pratiche che abilitano il decision-making distribuito (conoscenza e fiducia reciproca). Per questo è bene che sia incluso in ambienti di community/social network pre-esistenti . Adottarlo subito in platee più ampie (come abbiamo fatto noi sperimentandolo in contesti civici aperti a tutti i cittadini) o su questioni di una certa rilevanza (come la costruzione del programma elettorale di un movimento politico emergente, come fatto da alcuni gruppi locali del M5S) può determinare insuccessi che rischiano di far buttare il bambino con l’acqua sporca.
  • una maggiore semplicità e usabilità rispetto a LQFB sono essenziali per favorire il processo di apprendimento, ma senza esagerare nella semplificazione come fanno altri “fork” di LiquidFeedback che eliminano la delega, che ne costituisce invece il vero elemento di innovazione nella deliberazione  distribuita democratica. Quanto alla usabilità, Google parte ovviamente avvantaggiato.

-- fiorella

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Inviato da avatar Luca Zanellato il 19-10-2015 alle 18:27
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l'articolo e il video

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Hardt&Lopes (June 2015) Google Votes: A Liquid Democracy Exp...
Liquid Democracy with Google Votes

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