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Inviato da avatar Stefano Stortone il 25-11-2013 alle 01:34 Leggi/Nascondi

Ah Jacopo! 

grazie, finalmente un'occasione per discutere di questo tema, visto che a settembre tra noi non vi è stato modo. Direi inevitabilmente, visto anche che questi workshop sono principalmente dei trampolini di lancio che delle piste di atterraggio. Non so se il tuo post sia in risposta o ha preso spunto da quello che avevo scritto anche io (che era nella sezione intranet ed ora ho spostato qui). Perchè, in caso contrario, come credo, dimostra che si tratta di un problema cruciale!

Tu parli di "unica piattaforma nel rispetto delle regole democratiche del gioco" e del "sogno di vedere tutti partecipare ad un unica piattaforma", certificando già un parziale fallimento, visto lo stato dell'arte. Anche io parto da una medesima constatazione della realtà, cioè il proliferare di tante piattaforme, ma ho voluto pormi una domanda più pragmatica che nasce dalla convinzione che non esista (ancora) un unico codice della nuova democrazia così come non potrà (mai?) esistere una sola comunità che lavori su un unico progetto. Il mondo è troppo grande per pensare che si debba prima esserci tutti per partire per il "grande" progetto: chi sono i "tutti" e che fare se i tutti si conoscessero troppo tardi, quando tutti hanno avviato il proprio lavoro? Chi deve lasciare per unirsi e secondo quale criterio? 

Voi di Airesis siete una bella realtà, mi piace molto per l'approccio "genetico": se ho capito bene ciò che dicevi, il fatto stesso di avere un team abbastanza ampio aumenta la probabilità che il codice che ne deriva abbia innato il germe della democrazia, perchè "embedda" già le dinamiche e le difficoltà di un gruppo democratico! Cioè, come mi spiegava un po' di giorni fa Fiorella, è lo stesso che è avvenuto con le prime comunità di sviluppatori che si sono trovati a costruire piattaforme open source per risolvere dei problemi che essi stessi si trovavano a sperimentare. Anche openDCN ha questo stesso germe democratico, attingendo però linfa dalla ricerca universitaria e dalle concrete sperimentazioni.

Ma non è detto che ciò sia sufficiente. Se ancora oggi non si è riuscito a trovare "il" Codice della Democrazia, neanche le prime comunità che hanno dato via alle online communities, siamo sicuri che noi invece ci siamo vicini? Poi, è umanamente fattibile ed auspicabile che si debba lavorare in un unico team per un'unica piattaforma? O forse questo potrebbe rivelarsi un limite, un rallentamento, piuttosto, rispetto ad un contesto in cui molteplici codici vengono sperimentati e valutati?

Questa situazione l'ho sperimentata sulla mia pelle: incalzato dall'opportunità (e dalle scadenze contrattuali) di alcuni progetti di bilancio partecipativo (la pratica che per me esprime davvero un nuovo codice della democrazia, NdR!), mi sono trovato a costruire una piattaforma ex-novo principalmente per una mancanza di tempo e risorse che mi permettessero di valutare l'esistente, eventualmente contattarlo e avviare una collaborazione in tal senso, o semplicemente perchè ho incontrato, prima di altri, delle persone interessate e congeniali al contesto di "emergenza" e con loro non ho potuto che iniziare a corciarmi le maniche (con bei risultati, direi)! Il contesto perfetto non esiste, purtroppo o per fortuna direi!

Ma proprio questa contingenza mi ha fatto convincere che in realtà si tratti di una cosa normale. E che la strada da seguire sia un'altra rispetto all'unica piattaforma. Per questo motivo ho scritto quel post a cui ti chiedo una tua/vostra risposta! Che dici, che dite?

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