Vediamo se ho capito l'assillo:
al di là degli aspetti tecnologici per l'identificazione digitale di una persona, è ammissibile che i diritti politici possano essere identificati con una "entità digitale" che rappresenti un soggetto fisico?
Questa mi sembra una domanda politico-filosofica. In tal caso mi sembra individuare diversi punti di vista.
Per i sostenitori della democrazia diretta pura è necessario che l'identità digitale sia utilizzabile solamente dalla persona che rappresenta, in quanto non deve esserci scollamento tra persona fisica e identità digitale. I due aspetti devono essere indissolubili perché non è pensabile una delega del potere politico. Per questo vanno messe in campo tutte le tecnologie per assicurare che chi usa l'identità digitale sia la persona ad esso associata.
All'opposto, i sostenitori della democrazia delegativa non si pongono il problema, in quanto per loro è normale delegare il loro potere politico ad un terzo di fiducia, che a sua volta potrà ri-delegarlo, ecc... In un certo senso l'identità digitale rappresenta il loro potere politico, che passa comunque naturalmente in mano al delegato.
A ben pensarci non è poi dissimile dall'attuale sistema rappresentativo: l'identità non è digitale, ma rappresentata dai documenti che certificano chi siamo (la carta d'identità, il certificato elettorale) altrimenti ci è impossibilitato votare alle urne. Andando ad eleggere chi dovrà rappresentarci, trasferiamo il nostro potere politico ai parlamentari.
Ovviamente ci sono molte visioni intermedie tra le diverse visioni e diversi distinguo, ma sostanzialmente (dal punto di vista politico-filosofico) non mi sembra un problema nuovo, nato con l'e-democracy.
Luca Z.