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Inviato da avatar Fiorella De Cindio il 23-10-2014 alle 19:27 Leggi/Nascondi

Dopo le anticipazioni di alcuni giornalisti pre-informati (Arturo Di Corinto ne aveva parlato già il 2.10.2014 su repubblica.it; Alessandro Longo il giorno prima, domenica 12 ottobre su Nova24 Tech de Il Sole 24 Ore) , lo scorso 13 ottobre, sul sito della Camera dei Deputati è stata pubblicata una bozza di dichiarazione dei diritti in Internet varata dalla Commissione per i diritti e i doveri relativi ad Internet nella riunione dell'8 ottobre 2014, la terza riunione dopo quella tenutasi il 27 luglio 2014 e la seconda del 22 settembre 2014. Il sito della Camera mette anche a disposizione i resoconti stenografici delle tre sedute. Inoltre, il breve comunicato informa anche che a partire da lunedì prossimo, 27 ottobre e per la durata di quattro mesi, si svolgerà un consultazione pubblica online di raccolta dei contributi dei cittadini sul sito http://camera.civi.ci/.

Da allora, pareri e commenti sono fioccati numerosi. Il sito del NEXA Center for Internet & Society del Politecnico di Torino li ha raccolti quasi tutti (manca l’anticipazione di Di Corinto che trovate nerl Materiale Informativo qui a fianco) e pertanto è utile tenere il link a portata di mouse per seguire l’evoluzione del dibattito.

Non li ho letti tutti: molti si soffermano su questioni delicate quali neutralità della rete (art. 3 della bozza) e tutela dei dati personali (art.4); altri esprimono posizioni diverse sulla questione del diritto all’oblio (10), qualcuno discute se e come abbia senso tutelare il diritto all’anonimato (art.9) e molti notano la necessità di affrontare lo spinoso tema del diritto d’autore. per ora coscientemente messo da parte (nell’intervista rilasciata a Articolo 21, il Presidente della Commissione Stefano Rodotà afferma: “Per quanto riguarda il diritto d’autore abbiamo deliberatamente deciso di attivare questo punto molto delicato alla consultazione, che comincia a fine Ottobre [ma] il tema del diritto d’autore sarà certamente presente nella stesura definitiva della dichiarazione.”).
Non mi pare utile tornare su tali questioni anche perché non ho specifiche competenze disciplinari per farlo. Ma ci sono tre temi di una certa rilevanza, anche se piuttosto diversi tra loro, che non mi pare siano state affrontati e su cui penso di poter contribuire come informatica impegnata da venti anni sui temi della partecipazione civica in rete, e come docente, da tre anni, insieme al collega Andrea Trentini, del corso di Cittadinanza Digitale e Tecnocivismo, complementare della laurea magistrale di Informatica dell’Università Statale di Milano (a quanto ne so, l’unico corso universitario di “cittadinanza digitale”).

Perdonatemi se le affronto in ordine di rilevanza (a mio avviso) crescente.

Prima questione. Mi pare la bozza manchi di un po’ di strutturazione che faciliti la comprensione delle “macro-questioni” affrontate. Per fare un esempio, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, a cui fa riferimento il Preambolo, è organizzata in 7 “capi” (dignità, libertà, uguaglianza, etc). Adottare un criterio di strutturazione analogo favorirebbe la lettura da parte di chiunque (potremmo dire, in “informatichese”, l’usabilità e l’accessibilità della Dichiarazione da parte del cittadino comune) in linea con il “diritto all’uso consapevole di Internet” (art.13) che parte da poter capire facilmente i propri diritti. In occasione della precedente consultazione sui Principi fondamentali di Internet, avevo già proposto un framework concettuale che consiste di 8 livelli (ispirato a vari lavori scientifici e a suo volto presentato alla comunità scientifica nazionale e internazionale e collaudato nel corso suddetto) proprio per meglio organizzare i molti temi che possono essere oggetto di attenzione in una “dichiarazione sui diritti in Internet”. Il fatto di raccontare questo framework come un “arcobaleno di diritti” era ed è proprio orientato a renderlo di facile appropriazione e comprensione. La proposta era risultata la seconda più votata e credo che potrebbe ancora tornare utile, a maggior ragione visto che Arturo Di Corinto nella sua “anticipazione” ha scritto che “La bozza […] certamente terra[nno] conto dell'apporto dato dalla consultazione voluta dal ministro Francesco Profumo all'epoca del governo Monti due anni fa.” Anzi, un incrocio tra gli articoli del draft (ed altri nuovi eventuali) e il framework potrebbe permettere di metterlo ulteriormente a punto (o anche buttarlo via!). Ma comunque un po’ di strutturazione alla dichiarazione sarebbe auspicabile.

Seconda questione. Se “Dichiarazione dei Diritti in Internet” va intesa, come pare ragionevole come “Dichiarazione dei Diritti delle persone e dei cittadini in Internet”, allora mi pare che la bozza copra molto più i diritti da tutelare che quelli da affermare. Una simile Dichiarazione fatta ancora abbastanza all’inizio del secolo XXI secolo, caratterizzato dall’ineludibile intreccio tra analogico e digitale, online e offline, dovrebbe porsi anche l’obiettivo di affrontare il diritto di fare di Internet lo spazio per l’affermazione della piena cittadinanza, e quindi della sovranità popolare. Sono ben consapevole che è un tema non facile, ma eluderlo significa guardarsi dai rischi (della rete) e tralasciarne le opportunità. Significa, a mio modestissimo avviso, volare molto, troppo basso. Mary Kaldor, della London School of Economics, ha detto, nel suo Mary Kaldor (LSE), opening speech al World Forum for Democracy, organizzato dal Council of Europe, a Strasburgo nel Novembre 2013: “«we should not ask ourselves if and how digital technologies can enhance democracy, but how to rethink democracy in the digital era». Penso sia questo lo scenario a cui si deve guardare se si pensa, come ha detto la Presidente Boldrini nel suo primo intervento nella seduta di apertura, che «considerare Internet uno dei vari media è riduttivo ma anche improprio. Internet è molto di più: è una dimensione essenziale per il presente e soprattutto per il futuro delle nostre società. […] Internet ci deve stare a cuore […] perché può davvero dare un nuovo impulso alla partecipazione democratica che è sempre più in crisi in molti paesi.»

Facendo nuovamente riferimento al framework per caratterizzare vari livelli a cui si può discutere il tema della cittadinanza digitale, ciò significa prendere in considerazione i livelli più “alti” e qualificanti, per fare in modo che Internet favorisca l’attuazione della ormai “vecchia” - essendo stata emanata nel 2001 - “Recommendation Rec(2001)19 of the Committee of Ministers to member states on the participation of citizens in local public life”. Essa invitava a «Accord major importance to communication between public authorities and citizens and encourage local leaders to give emphasis to citizens’ participation and careful consideration to their demands and expectations, so as to provide an appropriate response to the needs which they express. […] Adopt a comprehensive approach to the issue of citizens’ participation, having regard both to the machinery of representative democracy and to the forms of direct participation in the decision-making process and the management of local affairs.»

Terza questione. Che sento il dovere di sollevare, anche se trovo spiacevole farlo. Riguarda la modalità della preannunciata consultazione online. Nel resoconto dell’ultima seduta della Commissione Anna Masera, Capo Ufficio stampa della Camera dei deputati, informa che la consultazione «andrà tutta sulla piattaforma Civi.ci […]. La piattaforma Media Civi.ci aveva già fatto una consultazione analoga» La Presidente Boldrini così completa: «La consultazione sarà aperta e i cittadini che partecipano potranno pubblicare, per ciascuna parte del documento, nuove proposte, commentare le proposte già pubblicate, indicarne il livello di adesione ed esprimersi sulla loro chiarezza, grazie ad uno strumento che sarà il più semplice ed intuitivo possibile. Per ogni proposta formulata sarà possibile esprimere su di essa le opinioni ed allegare link e documentazioni utili. La moderazione verrà effettuata dall’Ufficio stampa della Camera in base alla social media policy della Camera stessa.»

Questa scelta pone alcuni problemi.

Problema 1. Civi.ci è una piattaforma software proprietaria, per la precisione – come si può vedere nella bottom line del sito http://camera.civi.ci/ essa è “Copyright Fondazione <ahref | Sede legale: Vicolo Dallapiccola 12 - 38122 Trento - Italia | P. IVA 02178080228.” Quindi la Camera dei Deputati adotta per consultare i cittadini un software proprietario. La scelta di Civi.ci era stata pre-annunciata già da luglio. Chi l’ha fatta? con un bando pubblico? a quali costi ?  di nuovo gratuitamente? è già successo in precedenza, per la precisione per Consultazione Pubblica sulle Riforme Costituzionali sul sito partecipa.governo.it. Qualche giurista mi illumina se una istituzione può affidare un servizio (la fornitura di un software) senza alcun bando solo perché viene concesso gratuitamente? e se ci fossero altri soggetti interessati/disponibili a farlo, che magari propongono un software open source? bisognerebbe confrontare le funzionalità, come richiede la Direttiva 19 Dicembre 2003 «Sviluppo ed utilizzazione dei programmi informatici da parte delle pubbliche amministrazioni» (GU n. 31 del 7-2-2004) non a caso nota come Direttiva Stanca per l'open source nella PA. E’ stato fatto?

NB: è dalla sua presentazione ufficiale circa un anno fa che pongo questo problema del software proprietario Civi.ci usato per consultazioni istituzionali, ai diretti interessati e a persone oggi direttamente coinvolte nella commissione; la risposta è sempre stata: siamo consapevoli del problema, ce ne occuperemo.
NB2: Ricordo che nella già citata precedente consultazione sui principi fondamentali di Internet la proposta più votata chiedeva che  "in Internet si usi esclusivamente il software libero". Anche in questo caso, la promessa (sia pure per interposta voce) di tenere presente i risultati della precedente consultazione poteva quanto meno essere considerata per il software di consultazione. Se i risultati delle consultazioni non si tengono minimamente in considerazione, è inutile farle.

Problema 2. La home page del sito http://www.ahref.eu/it della suddetta Fondazione <ahref, riporta (oggi e già da qualche tempo) un “Ciao a tutti” ed un (sibillino) comunicato datato 16 settembre 2014 che riporto come immagino perché non è possibile copiarne il testo (no comment).

 

Cosa significa che (grassetto mio) «il senso di <ahref continuerà in modo nuovo con la ricerca, la progettazione con le amministrazioni pubbliche italiane e con i privati come stiamo già facendo»? a quanto è dato capire (e così accadeva per la precedente consultazione su cui valevano le medesime domande su chi aveva fatto la scelta) i cittadini che vorranno partecipare alla consultazione dovranno registrarsi sul sito (sotto il dominio di) Fondazione <ahref . Ma quel comunicato non fa capire se Fondazione <ahref esiste ancora.

Problema 3. A proposito di dominio. Il dominio .ci è quello della Costa d’Avorio. Una interrogazione fatta stamattina su un sito associato all’IANA (Internet Assigned Numbers Authority) per capire “whois” dietro al dominio civi.ci

 

ha dato questo risultato:

Domaine:    civi.ci
créé le:    2014-01-09 17:47:06.62
Prestataire:    vename
Date d'expiration:    2015-01-10 17:47:06.62
Identifiant du contact du propriétaire:    V3551-NICCI
Identifiant du contact administratif:    V3550-NICCI
Identifiant du contact technique:    V3549-NICCI
Serveur de nom:    ns01.trademarkarea.com
Adresse de ns01.trademarkarea.com:    66.227.46.9
Serveur de nom:    ns02.trademarkarea.com
Adresse de ns02.trademarkarea.com:    65.175.38.200

(Chi non avesse familiarità con le informazioni che normalmente si ottengono da una interrogazione analoga su un dominio ".it", vada all'URL  www.nic.it/web-whois, inserisca ad esempio www.camera.it e confronti il risultato con quello qui sopra).

Domanda: Un'istituzione come la Camera dei Deputati della Repubblica Italiana può appoggiarsi su un dominio  della Costa D’Avorio i cui dati identificativi sono i codici V3549/50/51-NICCI ?

Ringrazio dell'attenzione chi è arrivato fin qui a leggere questo faticoso ma spero non inutile contributo

-- fiorella

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