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Inviato da avatar Luca Zanellato il 06-06-2014 alle 19:05 Leggi/Nascondi

Nell'attesa che le mie tetre previsioni vengano sbugiardate da azioni politiche concrete, ho dato una lettura al documento di sintesi pubblicato dal Ministero, relativamente all'iniziativa "Rìvoluzione@governo.it".

Sul merito dei contenuti, lascio a chi è più dentro di me nella pubblica amministrazione; sulla metodologia mi arrogo di dare la mia opinione, e più in generale di criticare le mail-box come strumento partecipativo.

Sicuramente l'e-mail è uno dei sistemi più semplici per fare partecipare le persone. Non richiede competenze specifiche (basta saper scrivere), lascia amplia libertà di espressione ed un mezzo di facile accesso (basta un PC qualsiasi, anche all'ufficio, o l'ormai pervasivo smartphone).

Però condivido che l'e-mail non è assolutamente uno strumento adeguato ad una partecipazione di "qualità", ed esporrò di seguito i miei dubbi.

La preponderanza del "sentiment positivo"

Se la consultazione propone già degli indirizzi, mi pare ovvio che tenderanno a rispondere chi ha opinioni concordi, piuttosto che difformi, creando una stortura nell'interpretazione dei risultati. Quanti di quelli che avevano opinioni discordi hanno risposto alla chiamata (volontaria), dando la loro opinione (contraria)?

Questo è un problema comune delle iniziative su base volontaria, e che diventano ancora più evidenti se non vi è un sistema di anonimato. Estremizzando, è anche il motivo per cui le petizioni e i referendum hanno un quorum sui firmatari.

Risposte a "corto raggio"

Chiedere di dare una risposta personale su un tema, porta più probabilmente ad una risposta su qualche aspetto impellente dell'interpellato, raramente quest'ultimo ha pronta una proposta strutturata o strutturale.

Non c'è da sorprendersi che la maggiornaza delle risposte siano del tipo "...più fondi a...", "...più personale a...", "...più attenzione a..."; magari anche condivisibili, ma privi di quel surplus che può effettivamente portare a soluzioni in un mondo reale, con le risorse limitate.

Perdita della visione d'insieme

Complementare all'aspetto precedente, è che la risposta via e-mail in un sistema chiuso (dove non si può vedere le risposte altrui) il singolo non può essere aiutato dagli altri a riconoscere i problemi generali, e che sono causa degli altri, apparentemente più impellenti.

Il risultato è una naturale dispersione di proposte, dove invece ci si potrebbe concentrare sui problemi strutturali che generano la moltitudine di sintomi che i singoli alla fine percepiscono.

Nel caso più estremo, i più potrebbero propendere a delle soluzioni (evidenti), che però creano problemi in aree vitali ma meno conosciute.

L'assenza di dialogo tra le varie controparti, è per natura fonte di gravi problemi.

Il dialogo non serve solo a mettere al corrente i partecipanti di aspetti oggettivi che non conoscevano, ma permette di mettere sul piatto le rispettive opinioni, i bisogni e le aspirazioni, ciò che muove le persone, al di là degli aspetti oggettivi e materiali.

Pro e contro

Ovviamente il dialogo non ha solo una funzione informativa, ma serve a far emergere i pro e i contro di una specifica proposta. Solo dall'analisi di tutti gli aspetti può emergere una proposta valida, quanto più condivisa possibile.

Infine nel dialogo può talvolta emergere la famosa "intelligenza collettiva" che trova soluzioni innovative a problemi difficili da affrontare per le già battute vie tradizionali.

"Rìvoluzione@governo.it"

Tornando alla famosa iniziativa, è chiaro che la fase "intelligente" è stata (almeno in parte) individuata in quella dell'analisi delle e-mail.

Si specifica che "...sono stati utilizzati gli strumenti di text mining che, attraverso l'uso di tecniche e algoritmi della statistica, ha consentito di classificare i messaggi ricevuti secondo il grado di pertinenza con i 44 punti della riforma...", bene... queste tecniche le vedo efficaci per classificare le e-mail per tema... un buon aiuto per gli analisti che si devono occupare di estrarre contenuti (da più di 39'000 e-mail).

Ma l'estrazione di proposte concrete da un testo scritto in uno stile qualuque e con un contenuto semantico qualsiasi, deve essere fatto da "processori umani", usando la loro intelligenza e il loro metro di giudizio. Insomma, soggettivo, per quanto in buona fede.

Mi accodo pertanto ad una richiesta di trasparenza, richiedendo la pubblicazione della base dati (i messaggi), in formato open-data e adeguatamente anonimizzati.

Cosa rimane dell'iniziativa?

Molto dipenderà da se, quando e come verranno usati i contributi raccolti.

Luca Z.

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